I cookies sono quelle brutte cose che tanto hanno portato dolore a noi sviluppatori; servono principalmente per capire chi sei, cosa fai, e come vendere i tuoi dati, in ogni caso niente di grave. Chiudendo questo banner o continuando la navigazione sul sito acconsenti all'utilizzo dei cookies e la tua privacy sarà per sempre compromessa, ma tanto lo è già, quindi tanto vale. Leggi tuttoChiudi

Un blog? Ma sei scemo?

Il senso di questa cosa, sempre se uno ce n'è

Ci siamo, primo post. Dev'essere un post importante, altrimenti si parte col piede sbagliato. Prima decisione, il titolo: come devo formularlo? E una volta formulato, quanto è appetibile? Ho creato qualcosa di disruptive?

Quante scelte. nessuna di esse sbagliate, senza poterlo sapere, almeno fino a quando non sarà reso di pubblico dominio. Ma una volta presa la decisione è tutto più facile: un flusso di parole, spesso senza una chiara direzione, raramente formato senza scopo. A volte fanno giri infiniti e poi si fermano nuovamente alla partenza; altre volte escono dall'orbita e continuano a viaggiare, senza più una apparente meta.

Poi si passa alla rilettura, che è simile ad ascoltare la propria voce registrata: disturbante. Rileggendo il proprio flusso di coscienza si capisce di aver a che fare con un cretino, e la tentazione di eliminare tutto è forte, e si resiste con stoicismo.

Ma la vera difficoltà non sta nel testo in sé, o in una parola rispetto ad un'altra: sta nella costanza.

Decidere di tenere un blog è un esercizio di disciplina: dedicare ore alla stesura, alla correzione e all'impaginazione di un testo che verrà letto soltanto da tua madre, da tua sorella e dalla Polizia Postale è un esercizio non da poco. Ma più che lo sforzo temporale è l'esercizio mentale che mi impone di esternare le mie idee e rendere alla mercé di tutti che conta. Bisogna lasciare indietro i vecchi timori che in passato ti hanno legato dal portare avanti un progetto del genere, primo tra tutti la paura di offendere qualcuno (cosa alquanto difficile di questi tempi).

Allora voi cari lettori vi chiederete, se tutto ciò ti è così sgradevole e complicato, perché stai cercando di iniziare qualcosa che forse non riuscirai nemmeno concludere?

Perché prima di tutto volevo il mio sito Web, per andare contro al principio che "il calzolaio va in giro con le scarpe rotte", ma non volevo il classico sito portfolio che tante figure professionali simili alla mia adottano, volevo qualcosa di veramente mio. È complesso mostrare i propri ideali con un'anonima lista di skill, oppure una bella pagina colma di progetti collezionati. Sì, una persona casuale può realizzare che hai un ottimo gusto grafico, e magari è disposta perfino a pagare per avere i tuoi servigi.

Non è quello che cerco. Certo, anch'io ho la sezione portfolio, però è secondaria rispetto al contenuto principale: il mio blog. Tramite questo strumento il visitatore conoscerà i miei ideali, i miei valori morali e tutto il circondario di termini simili.

Idee, ragionamenti e percorsi mentali verranno messi per iscritto, indipendentemente da quanto giusti o sbagliati che siano. Non fraintendetemi, non sarò sempre serioso: ci saranno le storie divertenti, seguiti da ragionamenti soporiferi, ma comunque sarà la mia mano a scrivere, influenzata soltanto dalle idee che ritengo corrette, per dare una visione più cristallina possibile della mia persona.

Perché scrivo in italiano? Il mondo gira in inglese ormai!

Si fotta la globalizzazione! Non si deve essere schiavi di una internazionalizzazione forzata che distruggerà le nostre tradizioni e porterà alla scomparsa del concetto di popolo!

Seriamente parlando, conosco l'inglese piuttosto bene, fortunatamente sono fluente sia nella lettura che nella scrittura, però temo di ignorare tutte quelle sfumature che danno un carattere al testo, che senza di quelle un articolo sarebbe più noioso di quanto lo sia già.

Sia ben chiaro che non mi sento neanche lontanamente un discepolo di Umberto Eco, le ultime prose che ho scritto furono quelle dei temi delle superiori, quindi aspettatevi orrori ortografici, grammaticali, congiuntivi e condizionali mancanti, locuzioni derivanti dal mio dialetto d'origine e quant'altro. Vi sarei grato se segnalate questi errori, magari con una punta di sbeffeggio, in modo che entri in profondità.

Un'altra domanda? Cosa ci sarà nel blog a conti fatti?

Genuinamente non ne ho idea, tutto ciò che mi passa per la mente. Sopratutto di tecnologia, dato che ci sono immerso fino al collo, contornata da recensioni di film, serie TV, libri, musica, da storie di vita, episodi strani, e quant'altro, un pot-pourri di parole ordinate con un certo senso, che esprimono la mia persona.

Bene, uno è andato; chissà quanti ne rimangono, ma non facciamo passare altri 24 anni...

IADRTorna alla Home