Ormai è passata qualche settimana dalla conclusione della seconda stagione di Westworld, ma ho preferito prendermi del tempo per metabolizzare l'impressionante quantità di dati ed emozioni fornite da soltanto dieci ore di intrattenimento. D'altronde si tratta di un prodotto di Jonathan Nolan, fratello del più celebre Christopher, che non si lascia sfuggire il suo tratto caratteristico: giocare con le linee temporali.
Giusto per dare un minimo di background, Jonathan Nolan è stato lo sceneggiatore de Il Cavaliere Oscuro, del suo seguito, di The Prestige, di Interstellar e di Memento. Di quest'ultimo poi è anche lo scrittore della storia che poi ha dato vita alla pellicola. In televisione, oltre ad essere creatore e scrittore (oltre che regista per un paio di episodi) di Westworld, ha ricoperto gli stessi ruoli con Person of Interest. Per quanto ridotto rispetto ad altri più celebri show-runnner vanta dei successi non indifferenti.
Westworld è tratta dall'omonima pellicola del 1973 scritta e diretta da Michael Crichton (lo stesso di Jurassic Park), che ebbe un discreto successo, con una trama molto simile: un malfunzionamento che si trasmette come un virus tra gli androidi provoca reazioni estremamente violente da parte di quelli "programmati" per esserlo solo per finta. Praticamente tutto il plot, tolte le seghe mentali estremamente elevate. È stato girato anche un sequel, Futureworld, da cui Westworld trae certi elementi, soprattutto durante la seconda stagione.
Ma torniamo al discorso delle timeline aggrovigliate: la cosa che più mi ha sorpreso della seconda stagione è che per la prima volta nella mia vita alla fine tutto aveva senso. In una singola scena si riesce a completare il frammentato puzzle di indizi raccolti durante le puntate precedenti. Altre opere, come ad esempio la prima stagione, Memento o Inception ho dovuto rivederle svariate volte prima di collegare tutti i puntini. Dell'ultima di queste poi, ho ancora dei dubbi, mannaggia a Christopher e alla sua trottola.
L'ultimo dettaglio che mi è piaciuto veramente troppo, poi comincio con i difetti: la Porta. La prima volta che ne parlarono temevo sarebbe sfociata in una cagata sci-fi di bassa lega, il solito portale trope ormai consunto da anni e anni di abusi cinematografici. Ed effettivamente così fu: una larga spaccatura che porta in tutt'altro luogo, guarda caso idilliaco rispetto l'altro lato. Ammetto che per una decina di minuti mantenni l'espressione di scetticismo ben fissa in volto. Finché non comparvero loro, Felix e Sylvester, i due medici, che con un poco cerimonioso "what fuckin' door?" confermarono una cosa che effettivamente mi diede sollievo: la porta era visibile soltanto agli androidi, creata via codice. Dal loro punto di vista vedevano soltanto dei manichini animati che perdevano improvvisamente la vita lanciandosi giù da un burrone, però per quest'ultimi la loro mente veniva trasferita altrove, in un nuovo mondo virtuale, al di là della fatidica porta. Tra l'altro viene confermato che sono veramente umani, cosa che in passato provocò esilaranti scenette (vedi Felix e Maeve).
Ma parliamo un attimo di un paio di puntate, Akane no Mai e Phase Space: viene finalmente rivelato il fatidico Shogun World, di cui tanto si parlava sin dalla fine della prima stagione (in una scena Maeve, Hector ed il resto di fuggitivi passano in delle stanze dove la Delos sta allenando dei samurai), confermato poi dal sito promozionale. La resa grafica, le musiche e gli attori sono di superba qualità. Sì, anche quella di Salvini che interpreta Tanaka (vedi foto). Il problema di questa coppia di puntate è che sono puramente fan-service, create per soddisfare gli spettatori che da mesi chiedevano notizie di questo mondo. Succedono cose importanti senza dubbio, qui Maeve scopre il mesh network, però le cose potrebbero essere state costruite in modo meno "distaccato" dal resto della narrazione. Alla fine della seconda puntata resta soltanto Hanaryo con il team di Maeve, e che comunque ricoprirà un ruolo marginale per il resto dello show.
Poi c'è quella scena cringe all'estremo, sapete anche voi benissimo quale, che veramente ho dovuto mettere in pausa per raccogliere le palle che mi erano cadute. Sto parlando dell'esplosione della Culla, in cui Angela seduce ed ammalia quel cretino di soldato che alla vista di quei due occhioni da cerbiatta dimentica gli ultimi quindici anni di addestramento militare. "Ma sei una bomba!" esclama lui esaltato dalla situazione; ma lei è letteralmente una bomba, così fa saltare se stessa, soldato, Culla e tutte le memorie dei residenti. Bel lavoro soldato, vieni a casa mia che ti faccio scopare mia sorella.
Ma dico, la Delos ha un corpo militare armato fino ai denti che farebbe impallidire Schwarzenegger, Seagal e Van Damme messi insieme, che però ha la stabilità mentale di Sloth dei Goonies e la mira delle truppe d'assalto imperiali. Ma veramente? Capisco che il software degli androidi permette loro di essere assolutamente precisi con le armi, però comunque stiamo parlando di automi vestiti di stracci con delle revolver contro militari addestrati con giubbotti antiproiettile e fucili automatici. Spesso ho parlato di suspension of disbelief, ma qui rasentiamo veramente l'assurdo.
E poi c'è lei: sto parlando di Dolores, che non è più l'ingenua ed indifesa ragazza della prima stagione, ma si è trasformata in una macchina da guerra assetata di sangue, pronta ad uccidere ogni singolo essere vivente in senso stretto gli si pari davanti, ed anche un po' a lato. Il suo personaggio non mi ha convinto proprio del tutto: l'interpretazione sembra un po' forzata, in certe scene si nota lo sforzo di mantenere la bitch face. Le sue mire sono ovviamente iperboliche, voler conquistare il mondo esterno al parco, e in certe situazioni rasenta la follia che spesso contraddistingue dittatori ed oligarchi, per esempio la scelta di "modificare" il povero Teddy, probabilmente il più umano della sua cricca.
Ah, continuando a parlare di interpretazione, ma Jeffrey Wright? Vogliamo parlare di come abbia dato spessore ed "umanità" al personaggio di Bernard? Interpretazione magistrale: riesce a trasmettere l'angoscia e la disillusione dell'androide appieno e ne valorizza i tratti più caratteristici. Le discussioni con Robert Ford (Anthony Hopkins) sono qualcosa di prezioso, da manuale, arrivando all'apice durante la scena sulla spiaggia, l'ultimo pezzo del puzzle di cui parlavamo prima, che similmente a Memento collega tutti i pezzi creando una storyline solida e consistente. Chapeau.
Potrei parlare di mille altre cose, per esempio della fantastica regressione del personaggio di William e della sua backstory, di nuovi macchinari fantasmagorici che compaiono all'improvviso (vedi la Culla e la Forgia), della magica puntata incentrata su Akecheta, durante la quale viene rivelata una delle più profonde verità sugli automi, o del vero scopo della Delos (avrei dato per scontato un coinvolgimento di tipo militare). Il problema è che a parole non si riesce a rendere la magia di un mondo che in una scena è un western e nell'altra è uno sci-fi. Il finale di stagione ovviamente mira alla terza stagione, ma non ci lascia con un cliffhanger alla HBO (maledetto Game of Thrones); getta invece delle solide basi per una narrazione più che estesa.
In ogni caso, che vincano gli umani o gli androidi, il finale della serie è agrodolce, non esiste un lieto fine. Non ci sono i cattivi ed i buoni, sfaccettature dello stesso personaggio possono vertere da una parte o dall'altra a seconda del punto di vista, lasciando spazio ad una libertà interpretativa. Mi dispiacerà veramente troppo vedere la serie finita (spero almeno in un altro paio di stagioni) però al contempo muoio dalla voglia di osservarne gli sviluppi. E mentre stiamo qui a discutere, la macchina nella casa di Arnold continua a stampare, e a stampare, e a stampare...